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INTERVISTA A JON KABAT-ZINN

INTERVISTA A JON KABAT-ZINN PER LA CONSEGNA DEL PREMIO “MENTE E CERVELLO 2008” DEL CENTRO DI SCIENZA COGNITIVA

Testo di Nicoletta Pennati.

La meditazione entra ufficialmente in un ospedale pubblico italiano come integrazione alle cure mediche e psicoterapeutiche praticate ai malati di cancro. Accadrà agli inizi del 2009 all’Istituto Oncologico Veneto di Padova.
In pratica, all’interno del reparto di Psiconcologia, diretto da Eleonora Capovilla, verrà proposto lo speciale programma clinico scientifico noto come Mindfulness Based Stress Reduction.
Messo a punto negli Stati Uniti nel 1979, presso il Center for Mindfullness della clinica dell’Università del Massachussets, questo protocollo è da anni adottato, come medicina integrativa, nella maggior parte dei grandi centri universitari statunitensi e in più di 400 ospedali negli Stati Uniti, in Canada e in Europa.
Conduttore del corso sarà Fabio Giommi, psicologo clinico e psicoterapeuta, dal 1997 senior researcher presso l’Università olandese di Nijmegen, presidente dell’Associazione Italiana Mindfulness.

Obiettivo del MBSR, rivolto anche a medici, psicologi, psicoterapeuti e infermieri è gestire lo stress e gli stati emozionali dei pazienti. Lo strumento utilizzato è la mindfulness, una particolare qualità di consapevolezza che si sviluppa attraverso la pratica della meditazione. Questa ha grandi potenzialità di applicazioni sia in ambito clinico (per affrontare le reazioni da stress legate a malattie come i tumori e croniche) sia nella ricerca di base sulla mente.

Gli studi pubblicati in proposito su riviste scientifiche crescono con ritmo esponenziale (quasi 50 nel 2007) e negli Stati Uniti la principale agenzia di finanziamento della ricerca, il National Insitute of Health, sta dedicando finanziamenti alla mindfulness.

Jon Kabat-Zinn, 64 anni, newyorkese trapiantato a Boston, professore di medicina all’Università del Massachusetts è l’ideatore del Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR). Lo abbiamo incontrato in occasione del Premio “Mente e cervello 2008” assegnatogli dal Centro di Scienza Cognitiva dell’Università e Politecnico di Torino diretto da Bruno Bara.

Domande a Jon kabat-Zinn

Professor Kabat-Zinn, il Mindfullness Based Stress reduction è un’alternativa alle cure tradizionali?
No, è un’integrazione, una terapia di sostegno che ha grandi potenzialità terapeutiche provate da numerosi studi. Il protocollo prevede otto incontri settimanali di due ore, nell’arco di due mesi, dove si insegna a risvegliare la propria consapevolezza con esercizi fisici semplici e alla portata di tutti. L’obiettivo è riportare la nostra attenzione al presente attraverso la consapevolezza delle sensazioni del corpo. Più si è connessi al mondo esterno (cellulare, posta elettronica, internet), meno si è in sintonia con il proprio mondo interiore.
Lo strumento utilizzato nel programma è la meditazione?
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato, da dieci anni a questa parte, che la meditazione ha grande efficacia. Meditare significa percepire quello che ci passa per la mente, attimo dopo attimo. La consapevolezza aiuta a capire alle radici la natura della sofferenza, quale che ne sia la causa fisica o psichica, e a liberarla.
Propone tecniche diverse a seconda della patologia dei malati?
No, trattiamo gruppi misti. Il programma è sempre uguale perchè è impostato sul modo in cui reagiamo alla sofferenza. Le applicazioni sono ampie e vanno da patologie somatiche come la psoriasi, la fibromialgia e la sindrome da dolore cronico alle patologie psichiatriche come le ricadute depressive, i disturbi d’ansia generalizzati, i disturbi da attacchi di panico, i disturbi alimentari.
Faccia un esempio.
Chi soffre di psoriasi, una malattia della pelle, viene di solito sottoposto alla fototerapia, un’esperienza molto stressante. Si deve stare un piedi, nudi, in una cabina con tubi luminosi che emettono raggi ultravioletti. Il trattamento va ripetuto tre volte la settimana, dura a lungo e l’esposizione parte da pochi secondi nelle prime sedute per arrivare a 15 minuti. Introducendo la pratica della meditazione, guidata da una voce registrata mentre i pazienti erano nella cabina, questi sono guariti quasi quattro volte più rapidamente di quelli che non meditavano. Un altro esempio riguarda la depressione. La MBSR ha dimostrato di riuscire a dimezzare la percentuale di ricadute che sono purtroppo molto frequenti.
Qual è il segreto di questo successo?
Il coinvolgimento attivo del paziente nella propria cura. Io la chiamo medicina partecipativa: anche il malato ha compiti e responsabilità. Naturalmente il programma funge da “piattaforma di lancio”. Poi il viaggio continua secondo le modalità di ciascuno: un viaggio che deve durare tutta la vita.
Nicoletta Pennati